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San Giovanni a Piro - Le Chiese

Chiesa parrocchiale S. Pietro Apostolo
Nella piazza dedicata al Gaza sorge la chiesa intitolata a San Pietro Apostolo. Non abbiamo notizie certe sulla data della sua fondazione, ma, da due cappelle interne datate rispettivamente 1560 e 1576, risulta che essa esisteva già nel sec. XVI. Il campanile, che vediamo oggi emergere tra le case del paese, è del 1701. Fu rifinito ed abbellito con l’ultimo tetto a terrazzino nel 1725.
La facciata della chiesa è decorata con il giglio, simbolo del regno borbonico che spicca sullo scarno prospetto privo di ordini architettonici. L'edificio è a tre navate e presenta semplici fregi, ma in passato, come testimoniano vecchie immagini in bianco e nero, i decori erano in stuccatura marmorata.
La navata centrale è lunga circa m.18 e larga m.7,80 ed è separata dalle laterali, larghe m.3,10, da 4 arcate a tutto sesto rette da pilastri di m.1,02 x 1,40. Lungo le navate laterali spicca l'altare dedicato a S. Marcellino caratterizzato da una statua in legno all'interno della quale è conservata una reliquia del Santo.
Alla sinistra dell'entrata della chiesa, infissa nel muro, è collocata la lapide della tomba di Teodoro Gaza. Questa fu rinvenuta nella chiesa del convento Basiliano e posta, in un primo tempo, alla metà del pavimento della navata principale. Per questo motivo, logorata dal continuo calpestio dei fedeli, è ormai quasi priva di caratteri.
Dalla navata centrale si accede, con tre gradini, al presbiterio, dove si possono ammirare due altari, uno antico del ‘700, l’altro moderno. Il primo, dedicato agli apostoli Pietro e Paolo, rappresenta l’arredo di maggior pregio con due bellissimi angeli in marmo bianco posti a guardia del ciborio in ottone e con decorazioni ad intarsio di pietre e marmi policromi.
Di grande pregio artistico è l’Acquasantiera in pietra locale di cui ignoriamo epoca e artista. Al suo lato destro è posto un grande Crocifisso.
Sul lato destro della chiesa si trova la cappella della Congrega ove un tempo si celebravano le messe conventuali. Questa rappresenta, probabilmente, la struttura originaria della chiesa la cui forma era quella di una croce latina. Oggi presenta una sola navata, poiché successive ristrutturazioni ne hanno eliminato il braccio del transetto sinistro e nascosto quello di destra. Nella congrega si possono ancora ammirare i resti del pavimento maiolicato dell’ottocento e un pregevole altare in marmo del 1596 sovrastato per lungo tempo da un maestoso quadro su tela di datazione incerta e autore ignoto, che raffigura una commovente rappresentazione della Pietà. Oggi tale quadro, in seguito agli ultimi lavori di ristrutturazione, eseguiti nel 1998, è stato collocato sull’altare maggiore sostituendo la statua del Gesù Crocifisso.
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Chiesa di S. Gaetano da Thiene - La chiesa di S. Gaetano da Thiene fu costruita, fuori le mura del paese, probabilmente, intorno al 1660 sotto il papato di Alessandro VII. Fu la terribile peste del 1656 ad ispirare l’edificazione del tempio dedicato in un primo momento a S. Rosalia, come fu fatto a Lentiscosa, non molto lontano, nel circondario di Camerota. Ancora oggi l’intitolazione originaria è rievocata dalla toponomastica locale e dalla statua della Santa palermitana posta sulla facciata della chiesa. Nel 1786 apparve per la prima volta in chiesa, eretto dal Comune, l’altare di S. Gaetano, e soltanto nel 1888 la chiesa venne intitolata definitivamente a S. Gaetano da Thiene. L’edificio, a forma di croce latina, presenta una sola navata, con un portale d’ingresso del 1813 ed un altro piccolo ingresso laterale. All'interno, sull’ingresso principale, spicca l’antica cantoria, dove, fino a qualche anno fa, un organo a canne accompagnava i canti liturgici. Il dipinto centrale sotto la volta, eseguito nel 1979 dal pittore D’Angelo, raffigura S. Gaetano inginocchiato e adorante davanti al Ministero di Dio. Sul presbiterio affaccia il raffinato e prezioso pulpito in legno di noce scolpito da Nicola De Belli nel 1831 con raffigurazioni sacre. L’altare maggiore è rivestito con preziosi marmi lavorati con una difficile tecnica settecentesca di intarsio di pietra e marmi tanto rari quanto preziosi. L’abside, invece, è dominato dalla statua dell’Immacolata affiancata ai due lati e più in basso da due statue più piccole. In fondo alla chiesa ammiriamo una tipica acquasantiera scolpita in pietra locale. Dall’interno della chiesa si accede al campanile, oggi in pessime condizioni, che alla base presenta una forma quadrata e culmina, con pianta policentrica, in una cuspide tipicamente moresca.
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Il Cenobio Basiliano - Sullo sfondo ameno del monte Bulgheria, nella suggestiva contrada Ceraseto, si scorgono i resti della gloriosa Abbadia Basiliana accanto alla quale si erge la torre merlata, testimone nei secoli dell’antica grandezza. La navata principale della chiesa è del 1417, anno in cui fu sostituita la copertura a capriate con delle volte a crociera e furono rinforzate le murature con dei contrafforti. Nell’abside vi sono tre nicchie vuote, ai lati, a destra e a sinistra, ben 72 vani marmorei, quasi tutti pieni di resti umani e sigillati da lapidi, con epitaffi ed epigrafi, della seconda metà del secolo scorso. Al lato nord, alla chiesa è addossato un vano più basso, caratterizzato, sul prospetto principale, da un archetto con dentro una campana. Se oggi la chiesa è ancora in piedi lo si deve alla presenza di contrafforti che ne rinforzano le mura. Secondo delle ipotesi avanzate da alcuni studiosi del luogo, la parte più antica dell’abbadia è l’oratorio. Questo, rivolto verso oriente, era composto da una piccola cappella, dall’antica torre e da alcune celle. I ruderi, oggi visibili a nord della chiesa, delineano probabilmente gli spazi occupati un tempo dalla foresteria, dalla cucina, dalle celle e dal refettorio. Al piano superiore di dette celle doveva trovarsi un unico locale probabilmente adibito a dormitorio accessibile da una scala situata all’interno di una delle celle. A circa 100 mt. da tale complesso si vedono tracce di muri, certamente appartenenti al convento. Quasi del tutto diroccato, a ovest, esiste un casolare, probabilmente costruito utilizzando le vecchie pietre del convento abbandonato.
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La Stauroteca - La Stauroteca, cimelio di proprietà dell’antico cenobio di S. Giovanni a Piro, è una piccola croce di oro fino, decorata su entrambe le facce con smalti policromi. Gli studi condotti dal Lipinskj, in un suo studio pubblicato, nel 1957, sul bollettino della Badia di Grottaferrata, ci informano dell’esistenza di tale Stauroteca nella cattedrale di Gaeta, alla quale fu donata nel lontano 1534 dal cardinale Tommaso De Vio. Tale cimelio era, all’origine, destinato ad essere usato come croce pettorale, infatti, in alto ripiegato indietro, si vede un gancio. Il cardinale De Vio, nel donarla alla Cattedrale di Gaeta, la fece montare su di una base di discreto valore artistico dove ancora oggi si può ammirare. La Stauroteca è una croce bizantina, che come tante altre croci orientali ha i bracci verticali alquanto più lunghi di quelli orizzontali ed il braccio inferiore più lungo di quello superiore, inoltre è bivalve, si apre, cioè, verticalmente a metà del suo spessore. Come sempre nell’iconografia bizantina, sulla croce appare l’immagine di Gesù Crocifisso inchiodato. Nel lato posteriore, al centro della croce, in posizione dominante, vi è la figura della Vergine in piedi, che tende le mani in avanti tenendo i gomiti stretti al corpo, in un gesto poco comune di preghiera. La circondano quattro busti di Santi, ognuno con il proprio nome siglato. Questo cimelio, che certamente non è stato eseguito in terra italiana e tanto meno nel cenobio, dove lo trovò il cardinale Tommaso De Vio, pare che provenga da Costantinopoli, in quanto la maggioranza dei grandi reliquiari bizantini, sparsi nelle cattedrali d’Europa, si ricollegano al saccheggio di Costantinopoli del 1222. La popolazione sangiovannese, in memoria della Stauroteca, scolpì una croce in pietra, simile per forma ma di dimensioni maggiori, attualmente situata in via Teodoro Gaza.

Autore: http://www.comune.sangiovanniapiro.sa.it

 

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